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PARLIAMO DI FAMIGLIA - si è svolto il primo incontro

 

 

FAMIGLIA, SOGGETTO DI RELAZIONI

 

 

 

E’ partito nel migliore dei modi il ciclo di incontri “Parliamo di Famiglia”, giovedì 9 novembre presso la sala riunioni della Fondazione Toniolo, nella sede dei SS. Apostoli.  Una nutrita partecipazione ha caratterizzato il primo dei tre incontri organizzati da varie associazioni del mondo cattolico veronese sul tema “Famiglia soggetto di relazioni”.

A parlare di questo tema due qualificati esperti, la professoressa Paola Di Nicola, dell’Università di Verona, e il dr. Giampaolo Mazzara, psicoterapeuta.

 

La prima, esperta di sociologia della famiglia, ha lanciato chiari messaggi.

Prima di tutto, le statistiche, anche quelli più recenti vanno prese con cautela. Infatti, elencando una serie di dati, come ad esempio la forte presenza di famiglie “piccole” (costituite in media da 2,3 componenti), di famiglie formate da anziani (circa il 40%), la professoressa Di Nicola ha dimostrato come la famiglia si presenti sì frammentata, ma che questa frammentazione non è altro che la logica, inevitabile conseguenza di una società fragile e a sua volta divisa.

 

Del resto, sempre secondo la relatrice, in Italia la famiglia “tiene ancora”: lo stanno a dimostrare alcuni dati, come il fatto che essa è un valore per la maggior parte dei giovani; le famiglie cosiddette di fatto, censite dall’Istat, sono ancora su percentuali irrisorie (circa il 2%) da quasi vent’anni; i giovani “in famiglia ci stanno bene” (il 67% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive in casa); ed infine, la positiva relazione tra genitori e figli non co-abitanti (basti pensare che quasi il 70% delle donne italiane sente praticamente tutti i giorni i propri genitori).

Non siamo, cioè, in presenza di una famiglia finita, ma di “una famiglia cambiata”, soprattutto sotto l’aspetto relazionale. “La famiglia” ha affermato la docente universitaria “è sempre meno un’istituzione sociale e sempre più un’unità di affetti”.

 

In questi ultimi anni la famiglia ha perso il ruolo di guida sociale, si è via via “sentimentalizzata”, diventando “un’unità di soggetti interagenti, tenuta insieme da dinamiche psicologiche, affettive, relazionali”. Questa sentimentalizzazione della famiglia ha portato al grande cambiamento, per certi versi positivo, per cui, come ha affermato la Di Nicola “mentre in passato la famiglia era un destino, oggi è una scelta”. Questo comporta che tutti i giorni “i coniugi sono chiamati a costruire relazioni sempre nuove, per dare risposte adeguate ai nuovi bisogni”.

 

Certamente questa maggiore libertà e consapevolezza comporta dei “rischi”, individuati dalla relatrice soprattutto nel fatto che questa “scelta fa paura”, e che le probabilità di fallimento sono maggiori. A questo si aggiunge che la società attuale, fragile, frammentata, tendente alla chiusura, all’individualismo, non aiuta un giovane a scegliere e soprattutto ad arrivare maturo a questa scelta.

E’ poi evidente che la logica del mercato, con i suoi ritmi frenetici di produttività, rema contro questa famiglia “sempre più luogo di cura degli affetti”, togliendo ai suoi componenti il tempo, risorsa primaria per vivere in pienezza delle relazioni.

 

Il dottor Mazzara nell’intervento successivo ha da par suo evidenziato gli aspetti psicologici della relazione, affermando che ogni individuo “è per sua natura relazione” e la relazione risponde  a dei bisogni primari. A tal proposito come esempio ha citato la relazione madre-figlio nel periodo pre-natale. “La relazione” secondo Mazzara “è un incontro tra due persone che mirano ad un obiettivo comune”; in questa relazione ognuno è chiamato a mettere in comune tutto quello è.

Una componente indispensabile per costruire una sana relazione è la capacità di ascolto, nella coppia, tra genitori e figli, tra fratelli, etc.

 

La relazione deve tener presente che “l’altro è diverso da me, non è come sono io o come io vorrei che fosse”. Esiste quindi nel rapporto di coppia una reciprocità dinamica, frutto dei continui cambiamenti ai quali ognuno di noi è inevitabilmente sottoposto, da quelli biologici a quelli sociali e culturali. Questa continua dinamicità relazionale richiede una forte capacità di adattamento, per rispondere ai nuovi bisogni con risposte adeguate.

 

E’ apparso evidente che i due relatori pur partendo da angolazioni diverse, quella sociologica e quella psicologica, alla fine sono arrivati ad una comune conclusione: che non esistono soluzioni facili né scorciatoie semplici; le risposte personali rischiano di essere insufficienti; occorre una presa in carico del ruolo sociale della famiglia. Ecco allora che diventa indispensabile “ripensare alla nostra organizzazione sociale, a quella del lavoro e delle politiche familiari”.

Accanto cioè ad una presa di coscienza individuale, entrambi vedono le possibili soluzioni all’attuale crisi della famiglia solo attraverso una “risposta comunitaria e un forte impegno sociale”.

 

Hanno quindi passato, per così dire, il testimone ai temi del prossimo incontro, quello in programma per giovedì 23 novembre, sempre alle 20.45, in cui don Giancarlo Grandis, del Centro di Pastorale Familiare di Verona, e il professor avvocato Paolo Moro, giurista dell’Università di Padova, cercheranno di dare una risposta su perché e come la famiglia sia per natura, ma lo debba diventare anche per scelta, un soggetto centrale dell’azione della chiesa e della società.