DONNAS 2022 - Formazione: Come parlare della famiglia oggi: mutamenti e scenari
Conversazione con Francesco Belletti, Direttore Cisf - Centro Internazionale Studi Famiglia - 26 gennaio 2022 (*)
Ci chiederemo
-
Come sono cambiate le famiglie dal punto di vista strutturale?
-
Come sono cambiati i valori che vivono?
-
E' ancora possibile dare un significato comune alla parola famiglia?
PROCESSI E MUTAMENTI DEMOGRAFICI
1) Invecchiamento della popolazione
Insieme al Giappone, la popolazione italiana è tra le più anziane al mondo. Da molti anni è in atto un progressivo invecchiamento della popolazione (maggiore presenza di anziani sulla popolazione), con evidente impatto sui sistemi di welfare (più anni di vita anziana). La fascia over 65 è passata dal 9,5% del totale della popolazione nel 1961 ad una proiezione di quasi il 25% nel 2025 ed un impressionante 33% del 2065.
2) Crollo della natalità
Dopo il baby boom degli anni '60 si è assistito ad un crollo della natalità, con conseguenti modifiche della struttura familiare. Da 1.035.207 di nati del 1964 siamo precipitati a 404.000 del 2020.
Con preoccupanti fenomeni di:
-
rinvio del primo figlio, con l'eta media della madre alla nascita del primo figlio passata da 26,9 anni del 1990 ai 30,7 anni del 2014
-
crescita del modello del figlio unico, caratteristica del 45% delle famiglie italiane, spesso giustificato dalla volontà di non dividere le cure (o perché il primo arriva molto tardi)
-
costante diminuzione di famiglie con tre o più figli; ad esempio le famiglie con 5 o più figli sono passate dal 8,1% del 1995 al 5,4% del 2015
-
crescita di progetti di vita senza generatività (coppie no child/childless/child free), cioè coppie che vogliono una vita senza figli; di fatto le coppie con figli sono passate dal 56% del 1971 al 32,6% del 2018
-
esplosione delle famiglie unipersonali: su 27 milioni di famiglie, ben 7 milioni sono persone che vivono da sole, di cui il 40% sono sotto i 65 anni, quindi non solo vedovi/e.
3) Fragilità del legame coniugale
In Italia abbiamo 80-90 mila separazioni all'anno a causa della crescente fragilità del legame coniugale (in itinere e nel suo sorgere), che diventa anche "irrilevanza sociale": crescono separazioni e divorzi, ma crescono anche progetti di vita di coppia senza matrimonio (convivenze/demariage), non più come fase di vita "pre-matrimoniale", ma come quella che potrebbe essere definita, un po' paradossalmente e provocatoriamente, come "scelta permanente di precarietà". Il "per sempre" è una scelta che entra sempre meno nei progetti di vita dei giovani, sostituito dal "fin che dura".
ANNO N. MATRIMONI Per 1.000 ab.
1981 316.953 5,6
2001 264.026 4,6
2014 189.765 3,1
2015 194.377 3,2
Come ripercussione delle separazioni si notano fenomeni di vulnerabilità delle relazioni, di fragilità dei figli, soprattutto adolescenti, coinvolti loro malgrado nelle scelte dei loro genitori.
4) Destrutturazione della famiglia naturale
E' forte la tendenza al superamento del matrimonio, ma anche dei vincoli naturali che venivano dati per scontati, in particolare della differenza sessuale e della genitorialità biologica. In tutta Europa si sono introdotte leggi in tal senso:
-
legislazione sulle unioni civili (Italia, 2016)
-
"marriage pour touts" (Francia, 17 maggio 2013)
-
"diritto dell'adulto al figlio"
Le unioni civili in Italia (ricordiamo, riservate a persone dello stesso sesso) dal 2016 al 2019 sono state circa 12.000 ed hanno riguardato prevalentemente coppie di uomini (quasi il 70% del totale).
5) Privatizzazione/deistituzionalizzazione del legame di coppia/della famiglia
Si fa famiglia senza passare dal matrimonio, cioè senza un patto pubblico di impegno sociale.
E' in atto la deistituzionalizzazione dell'idea stessa di famiglia come spazio di rilevanza pubblica. Prevale il "love is love". La famiglia è stata spogliata delle sue funzioni e del suo interesse per la collettività. D'altra parte quando leggi, welfare, economia, cultura hanno dedicato attenzione alle relazioni familiari, le scelte si sono in gran parte orientate alla destrutturazione dei legami familiari, collocandoli e stigmatizzandoli in prevalenza come attori corporativi "non pro-sociali" (il cosiddetto "familismo amorale"), o come legame, vincolo e struttura di potere che impedisce l'autorealizzazione o la libertà delle persone.
Fare famiglia è ormai percepito come una scelta privata, per la quale non è necessario un riconoscimento sociale.
Ma la domanda vera è: serve la famiglia alla felicità delle persone e alla coesione sociale? Un solo esempio, frutto anche delle nostre ricerche: la presenza di un volontario in famiglia genera propensione al volontariato (prosocialità) anche in altri componenti della famiglia.
6) Crescente presenza di stranieri
Sono quasi 6 milioni su 60 milioni, circa 1 su 10, particolarmente concentrati nelle fasce più basse di reddito. La crescente presenza di stranieri è concentrata soprattutto nelle classi di età più giovani, ma anche in loro è crescente l'assimilazione ai modelli familiari italiani; nel 2008 era 2,8 il numero di figli per donna straniera, nel 2016 è sceso a 1,95. "L'Italia non è un Paese per bambini", nemmeno per gli stranieri.
7) Crescenti uscite migratorie dal Paese
Soprattutto da parte di generazioni di giovani, spesso con buone o ottime qualifiche formative (nell'ordine di oltre centomila ogni anno), con un ambivalente effetto di positiva "internazionalizzazione delle scelte e dei progetti di vita" dei nostri giovani, e insieme di una evidentemente deleteria "fuga di cervelli" (al punto che è difficile oggi immaginare percorsi credibili di rientro in patria, dopo soddisfacenti esperienze professionali all'estero).
MULTIDISCIPLINARIETÀ
-
Famiglia: oggetto di conoscenza complesso e sfaccettato; occorre esplicitare un punto di vista, una "attribuzione di rilevanza", perché altrimenti si rischia di cogliere solo aspetti e dimensioni parziali, che diventano "esclusivi", escludendone altri, comunque rilevanti.
-
La prospettiva multidisciplinare ed interdisciplinare è il metodo per leggere la famiglia: "fin dalle sue origini i percorsi di ricerca e di riflessione culturale del Cisf sulla famiglia si sono mossi a partire dall'idea che la famiglia è un luogo sociale multidimensionale, e che per la sua comprensione non servono riduzionismi o semplificazioni, ma serve accettare la sfida della complessità.
SOTTOSISTEMI SOCIALI
Attenzione ed analisi alle infrastrutture sociali con cui la vita familiare ha maggiormente a che fare:
-
il sistema giuridico-regolativo (leggi, regole organizzative della società, sistemi di decentramento amministrativo della pubblica amministrazione);
-
il sistema di welfare (incontro tra bisogni e servizi a livello micro e macro, ruolo dell'intervento pubblico, modelli di sussidiarietà);
-
il sistema economico (la peculiare razionalità economica della famiglia, il rapporto tra redditi, consumi e risparmi, i costi delle scelte familiari, l'equilibrio famiglia - lavoro);
-
gli operatori/le istituzioni "culturali" (scuola, media, mondo ecclesiale, quale discorso pubblico sulla famiglia e sul suo valore).
Attenzione alle relazioni web-mediate, particolarmente cresciute nel periodo pandemico.
LA SOCIETA' POST-FAMILIARE
Siamo in una società che chiede di allargare le maglie dell'istituto matrimoniale per favorire LA LIBERA ESPRESSIONE DEI SINGOLI, aprendola alle relazioni affettive desiderate, concepite come nuove proiezioni sociali DELL'AUTODETERMINAZIONE INDIVIDUALE [...]. In buona sostanza la tendenza è quella di favorire tutte le forme di vita che gli individui scelgono, LEGITTIMANDOLE con "nuovi diritti".
E' in atto un "surriscaldamento" della famiglia attraverso giochi relazionali favoriti dalle tecnologie biologiche e comunicative. Siamo oltre la società liquida già denunciata dai sociologi, siamo alla EVAPORAZIONE DELLA FAMIGLIA, alla forma gassosa, che esemplifica molto bene la debolezza dei legami familiari.
QUALITA' FAMILIARE: GENOMA?
Esiste un genoma familiare? Chiediamoci quali sono gli ingredienti del fare famiglia:
-
pensare per generazioni e per relazioni tra generazioni
-
famiglia come laboratorio di conciliazione di alcune delle differenze radicali dell'umano: la differenza sessuale e la distinzione tra chi dà la vita e chi la riceve
-
codice relazionale di reciprocità/legame buono per la felicità delle persone (IO-CON-TE / IO-PER-TE, "nella buona nella cattiva sorte" - più del puro dono...)
-
generare/educare (mettere al mondo, accompagnare alla libertà)
-
dimensione pubblica, socialmente rilevante della famiglia (famiglia "seminarium rei publicae", Cicerone)
-
valore dell'associarsi tra famiglie
Concludo con l'idea che i legami della famiglia sono davvero buoni per la felicità delle persone. Legarsi in famiglia, legarsi ad altri, non è entrare in prigione, è una cosa buona, perché ti salva quando rischi di scivolare. D'altra parte ogni persona oggi deve decidere se cerca nelle sue esperienze di vita dei compagni di viaggio o se cerca il massimo dell'autonomia rispetto agli altri.
Lo slogan finale è che vale la pena mettere insieme le famiglie per fare meglio la propria famiglia, per fare più famiglia nella società.
Spunti dalle risposte alle domande dei partecipanti.
1) Il fatto che non si fanno figli perché costano, è un principio di realtà assolutamente decisivo (anche gli ultimi studi di Neodemos indicano in 645 euro al mese il costo di un figlio), ma l'altro motivo è la debolezza di progetto e fiducia sul futuro che c'è nel Paese. C'è un atteggiamento depressivo nei progetti di vita: da una parte elementi oggettivi come la precarietà nel lavoro e dall'altra un Paese che non investe in progetti e in capacità generativa, si trasformano in una chiusura "in difesa" proprio dei giovani.
2) Il consumo di risorse del pianeta aveva già fatto gridare allo scandalo e alla non sostenibilità intorno ai 3 miliardi di popolazione. Oggi che siamo a 8-9 miliardi, abbiamo capito che il primo problema è il ri-equilibrio nel consumo delle risorse, davvero divorate dai paesi più industrializzati. Nel frattempo abbiamo osservato che dove si sono iniziati percorsi di sviluppo, c'è stato una riduzione del numero di figli. Quindi il tema non è fare meno figli per consumare meno risorse, ma riequilibrare, essere più sobri e avviare sviluppo economico per tutti.
3) Abbiamo bisogno di spostare delle risorse sui giovani. Il bilancio generazionale della spesa pubblica mostra che per giovani e bambini si spende molto meno che per altre fasce di età. Ci possono essere molte modalità (dote personale, facilitare inserimento nel mondo del lavoro, investire sull'orientamento...), ma certo non farei come gli americani che indebitano i giovani per 10-15 anni perché si devono pagare le spese sostenute per l'istruzione.
4) E' vero che sarà sempre più impegnativo mettere su famiglia, per questo la responsabilità individuale di chi ci crede è di dare testimonianza del valore della famiglia in modo da contagiare i giovani. Bisogna innescare una narrazione positiva, pur nella naturale ritrosia a non voler apparire come la famiglia del mulino bianco. Le famiglie generative hanno il grande compito di non rimanere chiuse e tentare di dare testimonianza anche prendendo iniziative sociali.
(*) A cura di Daniele Udali (non rivista dal relatore)
