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C'è ancora fame di futuro?

Perché i nostri figli sfuggono al compito di diventare genitori?

 

Ho tre figli, forse fra qualche anno sarò nonna... forse....

In questo “forse” come mamma vado in crisi. Non dovrebbe essere così, dovrebbe essere naturale aspettarsi che dopo averli accompagnati alla laurea, li accompagni all’altare e dal loro matrimonio vengano i figli! Ma basta guardarsi attorno per vedere che le cose non vanno proprio così: il matrimonio non è così importante, fare figli poi sembra un problema… solo di chi non può averli. Ma cosa abbiamo sbagliato? Perché i nostri figli sfuggono al compito di diventare genitori?

Non ho seguito il Festival di Sanremo, ma per radio, mentre guido, sto sentendo spesso le canzoni che stanno avendo più successo. Più dei temi o delle melodie mi colpisco i tempi verbali: canzoni costruite su verbi coniugati al futuro, tanti futuri quasi a gridarci la grande fame di oggi: il futuro. Sì i nostri ragazzi sono orfani di futuro. Non so come è successo, ma da qui dobbiamo partire, noi genitori, per “cambiare le loro stelle”, parafrasando una delle canzoni.

Possiamo dare la colpa alla società, alla politica che non crea condizioni economiche certe per i giovani e politiche serie per la famiglia, sicuramente non diremmo nulla di falso e ci potremmo scrivere su un bell’articolo per spronarci all’impegno per ottenere politiche migliori, ma... vent’anni, trent’anni fa era molto diverso? e questo ci ha fermato dal fare figli?

Credo che il cuore del problema stia da un’altra parte. Sta nascosto in qualche App alla quale abbiamo lasciato il controllo della nostra vita; sta in quel telecomando che ci spalanca il mondo, ma ci nasconde gli occhi di chi ci sta accanto; sta in quelle cuffie che ci riempiono di suoni, ma sono sorde al significato.

Io non sono contro la tecnologia, sono sempre connessa e cerco di sfruttare al meglio tutti i mezzi a disposizione, ma non so se sono riuscita a far capire ai miei figli che questi sono sempre strumenti, che forse ci rendono padroni del mondo, ma non padroni della vita che continua ad essere un mistero, anche se siamo capaci di manipolarla in provetta.

I cambiamenti così rapidi degli ultimi anni non ci hanno dato il tempo sufficiente per riflettere di più su come educhiamo i nostri figli: come padroni o come custodi della vita?

I padroni della vita vogliono essere felici, qui e ora, se si innamorano non dicono “sei l’uomo/donna della vita”, ma “sei il meglio che mi potesse capitare oggi”; mentre i custodi della vita hanno cura che tutti quelli che incontrano siano felici, quando si innamorano vivono di sogni e di futuro, di “ti amerò per sempre”.

I padroni della vita credono che i figli siano un loro diritto se e quando vorranno esercitarlo, indipendentemente dall’età, sesso e presenza di un compagno; possono comprarli, possono sceglierne le caratteristiche.

I custodi della vita “aspettano” i figli, curiosi e impauriti di quell’essere che salterà fuori, e li ameranno incondizionatamente.

I padroni della vita vivono in un mondo che è un immenso specchio, rimanda solo immagini di loro stessi, delle cose che a loro piacciono, e fanno di tutto per eliminare dalla loro esperienza di vita tutto ciò che può creare interferenza: vecchi, malati, persone che hanno bisogno.

I custodi della vita vivono il mondo come una grande famiglia, sentono forte il legame fra le generazioni, soffrono per le sofferenze degli altri, si danno da fare perchè tutti abbiano una vita degna.

Abbiamo fatto tanto in questi anni come genitori per crescere i nostri figli: hanno denti quasi perfetti, se la cavano a scuola, vanno in giro per il mondo, ma tanto dobbiamo fare per educarli (ed educarci) ad essere custodi e non sentirsi padroni, altrimenti tutte le nostre battaglie per politiche familiari più eque saranno state vane: non diventeremo nonni comunque!

Trasmettiamo loro la nostra cura per la vita, la gioia di stare insieme, non mostriamo paura per lo straniero, curiamoci con loro degli anziani, scarichiamo insieme l’unica App di cui abbiamo veramente bisogno: “futuro”!

Per fare figli non basta qualche minuto di sesso, ma amare così tanto la vita da voler dedicare la propria, tramandarla e custodirla.

Capite perchè quel  “forse” fa un po’ paura: sarò stata capace di trasmettere ai miei figli un po’ del mio amore per la vita?

 

Tamara Morsucci - Afi Verona

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