Fare animazione ovvero far sorridere
Una esperienza con i ragazzi Ucraini all'hub di Monselice.
di Barbara Vitti - volontaria Afi Monselice
Fare animazione all'hub di Monselice per i profughi di guerra ucraini voleva in qualche modo tentare di strappare un piccolo sorriso, intrattenere fisicamente e mentalmente, esserci incondizionatamente e senza paura, della lingua, della tristezza, del Covid.
Sabato 19 marzo parto carica delle più grandi speranze, i miei figli portano i loro giochi, io i palloncini, i gessetti, i colori, il truccabimbi e la musica. Il primo ostacolo si presenta immediatamente davanti a noi: ad aspettarci non sono bambini, ma ragazzi e ragazze, con le loro paure, i vissuti, le tristezze... e con i gessi in mano, dico a me stessa: "e ora cosa faccio?". Non serve pensarci, tutto accade naturalmente, una bandiera disegnata a terra, un cuore, un "Grazie Italia", tutti incredibilmente con il capo chino a dar forma al proprio sentire...
La musica poi unisce. Unisce noi, i ragazzi, le interpreti. E si comincia a comunicare, a cenni o con i telefoni, ma soprattutto con i sorrisi. Così hanno fatto i miei figli, con la loro meravigliosa naturalezza.
Al pomeriggio arriva qualche bambino, mi si stringe il cuore: è in tuta da neve ed evidentemente stride sotto il primo caldo sole primaverile e penso subito a come sono partiti, in un attimo, senza portare nulla, di fretta, pieni di paura. Finalmente posso gonfiare i miei palloncini gialli e blu.... ma me ne pento subito. Un palloncino cade a terra e scoppia. Un botto ed ecco che scatena il pianto di un bambino e il ricordo delle bombe a quel rumore agghiacciante, il terrore negli occhi. Un palloncino, da sempre simbolo di festa, gioia, allegria ... risveglia la paura per un attimo.
Parliamo con alcune ragazze, non tutte; c'è chi sta in disparte e piange e non vuole essere avvicinato; altre sorridono, disegnano, giocano, si raccontano.
Torno martedì e portiamo pizza per tutti: che felicità, che sensazione averli fatti davvero sentire un po' "accolti in casa"! Poi la pentolaccia, poi un piccolo quadernino per scrivere pensieri, speranze, preghiere e la pasta di sale che fa giocare tutti grandi e piccoli con il suo potere rilassante.
Si organizza un meraviglioso momento di preghiera in occasione della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di Ucraina e Russia. Non solo un cerchio di preghiera attorno ad un altare improvvisato, ma soprattutto un cerchio di unione, solidarietà e di fraternità. Gli occhi al cielo. Il cuore aperto.
La semplicità di incontro dei primi giorni svanisce presto però. Ragazzi che partono, mamme che trovano sistemazione, il sole e il richiamo della città, ... e diventa difficile trovare in giardino qualcuno da far giocare, divertire, intrattenere, ascoltare. I pochi presenti si tengono a distanza, altri non si presentano proprio. La fiamma della speranza di poter fare qualcosa di utile per queste persone scampate alla guerra sembra affievolirsi, ma ecco che incontro due ragazzine di 13 anni desiderose di imparare l'italiano, cariche di voglia di conoscere e di vivere appieno il loro tempo seppur in una condizione inaspettata e via, la fiamma si riaccende di entusiasmo.
Questa esperienza rimarrà nel mio cuore e nei ricordi preziosi dei miei bimbi che mi hanno sempre accompagnata con entusiasmo, passione e semplicità.
La Guerra è un dramma assoluto, deciso da pochi e con impatti devastanti su molte vite: portare una goccia di sollievo e speranza almeno a queste "vite sospese" di chi scappa da un conflitto, tendere loro una mano, guardarli negli occhi, avvertirne l'inquietudine... ci aiuta a comprendere quale dono prezioso da custodire sia la Pace, quanto importante sia seminare Pace e adoperarsi nella quotidianità per relazioni di Pace!