afi

Il Principio di Solidarietà

di Anna Gazzetta - presidente Afi Monselice

        1. Significato e valore

"Una persona non è un'isola" diceva il poeta John Donne nel 1500; vive di relazioni più o meno larghe, più o meno profonde, più o meno umane, più o meno appaganti. C'è chi si approccia all'altro per amore e disinteresse, vivendo la relazione come servizio, gratuità, perdono, riconciliazione. C'è chi si avvicina all'altro per interesse e cerca di averne vantaggio di diverso tipo, di lavoro, di carriera, di successo. C'è chi è indifferente alla vita degli altri, vive con gli altri ma non se ne cura, per pigrizia, inettitudine, incapacità. Insomma ognuno ha la sua storia e dentro ad essa sviluppa capacità di riconoscere l'altro come il suo "alter ego". A volte ci riesce, a volte no. In questo mondo caratterizzato da una società liquida, il sociologo polacco Bauman nel suo libro "L'etica in un mondo di consumatori" afferma come "gli individui cerchino sempre più il distacco, l'allontanamento, il riuscire a non dipendere dagli altri, preparandosi ad una relazione con il prossimo che non ha bisogno di cura e che non si curerà di noi".

Augurandosi che i rapporti tra le persone non siano proprio così, tra i tanti atteggiamenti che possiamo avere verso gli altri c'è la solidarietà.

La solidarietà conferisce particolare risalto all'intrinseca socialità della persona umana, all'uguaglianza di tutti in dignità e diritti, al comune cammino degli uomini e dei popoli verso una sempre più convinta unità (*).

        2. La solidarietà come principio sociale e come virtù morale

Si tratta di un impegno etico- sociale che si manifesta in uno sforzo attivo e gratuito, teso a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che abbia bisogno di aiuto. Ciò che muove la solidarietà verso gli altri nel bisogno è la capacità di provare empatia, cioè di sentire quello che l'altro prova, nei suoi sentimenti più intimi. Ma non basta. La solidarietà è "una virtù morale, non un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti" (*). Le persone solidali vivono in maniera molto forte i principi dell'uguaglianza e della giustizia tra gli uomini, condannano l'oppressione, lo sfruttamento dell'altro e provano almeno ad alleviare i danni causati da guerre, cambiamenti climatici, fortissime disuguaglianze tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. Ne sono esempio tante attività svolte dalle nostre Afi:

  • Le recenti raccolte dei farmaci, vestiti e generi alimentari organizzate a inizio marzo in favore dei profughi della guerra in Ucraina.

  • Il lavoro prezioso svolto ormai da tanti anni verso le persone immigrate per la loro integrazione nel nostro territorio, attraverso l'insegnamento della lingua italiana, l'aiuto ai bambini nello svolgimento dei compiti scolastici, l'accompagnamento presso l'ospedale, dal medico e a scuola.

  • La vicinanza discreta alle famiglie italiane fragili, segnalate dai Servizi Sociali, con la distribuzione di materiale scolastico, zaini, grembiuli, vestiario.

  • L'invio di danaro ad una struttura ospedaliera e alla Caritas in Ecuador, per una assistenza sanitaria ai bambini e agli anziani più poveri delle Ande.

Don Luigi Ciotti nel suo intervento alla manifestazione per la pace, svoltasi di recente a Roma, ha chiesto alle Associazioni e alle Caritas di privilegiare nelle loro azioni la giustizia sociale piuttosto che la solidarietà che va comunque data e di non sostituirsi ai doveri di solidarietà dello stato, delle regioni e dei comuni. A noi associazioni la riflessione su queste parole.

         3. La solidarietà nella vita e nel messaggio di Cristo

La solidarietà si spinge verso un impegno per il bene del prossimo, fino al punto di "servirlo" considerandolo un proprio fratello. Per il credente la solidarietà si traduce anche in un impegno di "carità" cioè di amore verso l'altro, su imitazione del Cristo che ha dato la sua vita per gli altri. Non si tratta solo di offrire il pasto caldo, la spesa ai poveri, pagare le bollette agli indigenti, aiutare a cercare casa e lavoro a chi vive ai margini della società. Di tutto questo si occupano le Caritas parrocchiali, diocesane e nazionali all'interno delle chiese e le Associazioni, come anche le Afi locali. L'impegno di solidarietà proposto da Papa Francesco va oltre e si sposta nell'economia, chiedendo che siano superate le "strutture di peccato" (*) per diventare "strutture di solidarietà" (*). E non pensiamo che l'espressione un po' retro' coniata da Paolo VI nella sua Populorum Progressio del 1967 non riguardi i nostri tempi: l'impianto fiscale, la prevalenza della cultura della rendita su quella del profitto e del salario, una politica sul lavoro anziché sull'occupazione e infine la distruzione ambientale provocata dai sistemi di produzione attuali, sono tutti temi che necessitano di leggi, regole di mercato, ordinamenti che mettano al primo posto il valore dell'uomo. Riusciranno gli uomini del nostro tempo a cambiare l'economia come invocato dal Papa?

*Compendio della Dottrina sociale della Chiesa

 

Condividi sui social