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Le politiche familiari comunali

Il Benessere della Comunità dipende dall'alleanza Comune e Famiglia.

 

di Maurizio Bernardi - Afi Verona

 

Le istituzioni sovracomunali sono lontane.

Le istituzioni maggiori, Regione, Stato, Unione Europea vivono di tempi e regole che sono lontanissime dalle dinamiche della società reale che è quella del singolo cittadino e della sua rete di relazioni.

Le implicazioni di area politica, gli interessi di ogni singolo partito, movimento o coalizione - piuttosto che le procedure e i tempi burocratici dell'apparato regionale, statale e dell'UE - sono tali da non poter oggi rispondere alle priorità del mondo occidentale, al quale noi tutti apparteniamo, che vive da qualche decennio in drammatico declino.

Questa incapacità di leggere l'evoluzione, anzi l'involuzione, della società occidentale che, pur con enormi sofferenze, ha saputo per secoli crescere, proporre e promuovere principi, valori, modelli, diritti, regole che hanno assunto valore "quasi" universale, e l'incapacità di intervenire per porre rimedio ad una tendenza manifestamente negativa, rappresentano l'evidenza di una distanza siderale tra le persone e le "grandi" istituzioni.

Di questa distanza "cittadino-istituzione", l'Italia è certamente un fulgido esempio anche perché da noi la conflittualità tra partiti, movimenti, coalizioni, ed anche all'interno delle stesse coalizioni, è perenne!

Ad aggravare la situazione ci sono poi i conflitti tra Regioni e Stato con frequenti ricorsi e contro ricorsi ai diversi TAR, piuttosto che al Consiglio di Stato.

Infine, ma non ultima per importanza, permane incredibilmente la questione ideologica che resta nei gruppi politici di appartenenza, ma anche nel pensiero comune di tanti, troppi cittadini.

Insomma, da noi, il Bene Comune viene spesso citato, ma viene sempre messo da parte!

Piccola comunità, è bello!

Se si osservano e si confrontano gli stili di vita delle persone che vivono in ambienti diversi come lo sono un borgo, piuttosto che una città o addirittura una metropoli, anche senza essere professionisti della sociologia, ci si attende e si può constatare che le relazioni di mondo vitale sono molto più presenti e ricche negli ambienti di piccole dimensioni.

In un ambito dove "tutti" si conoscono, ci si accorge che qualcuno nasce, qualcun altro muore, che "Tizio" ha perso il lavoro, che "Caio" si sposa. Nella città grande, o nella sua estrema periferia, i fatti della vita diventano strettamente privati e talvolta ci si accorge solo "per via olfattiva" che il vicino di casa è morto.

È quindi proprio a livello di paese, in parrocchia, all'interno dell'associazione di volontariato, che le relazioni tra le persone diventano parte sostanziale della vita ed è proprio in questi ambienti che la Famiglia può esprimere interamente il proprio fondamentale capitale sociale.

Certamente, la soggettività sociale della Famiglia può meglio esprimersi in un Comune relativamente piccolo, dove il tessuto sociale è tale da consentire e promuovere la partecipazione alla gestione della cosa pubblica. È evidente però che la Famiglia e la società civile, costituita dalle associazioni di volontariato e dalle reti formali e informali di famiglie, devono essere messe nelle condizioni di esercitare appieno le loro funzioni.

Le contraddizioni e le lacune mostrate quotidianamente dalla nostra decadente società ci dicono esplicitamente che un contributo significativo al cambiamento culturale può arrivare solamente partendo dal basso, certamente con la collaborazione ed il sostegno delle componenti più illuminate delle istituzioni. È qui, nelle piccole realtà, dove una alleanza tra municipalità, imprese, Famiglia e Società Civile talvolta è già in atto anche se non del tutto realizzata.

Un esempio concreto di Politiche Familiari che partono dal basso è quello del Fattore Famiglia Comunale (FFC) che nasce per rispondere all'incapacità dello Stato di intervenire sulla sua legge (D.P.C.M. 05.12.2013 n° 159) per correggere le iniquità e l'inadeguatezza dell'ISEE.

Il FFC nasce infatti dalla volontà di tre piccoli comuni, dall'AFI e dal FORUM delle Associazioni Familiari che insieme all'Università di Verona hanno investito risorse economiche, tecniche e scientifiche creando un'alleanza creativa ed operosa.

Ora il FFC è applicato da qualche decina di Comuni e le Regioni Veneto e Lazio ne hanno fatto altrettante leggi regionali.

La regola magica è "Politiche Familiari Integrate"!

Il FFC rappresenta un esempio perfetto di buona politica familiare, perché vede il coinvolgimento di diversi soggetti: le componenti politiche e tecniche del Comune, la società civile (AFI e FORUM), l'Istituzione Universitaria. È una "misura strutturale" che funziona e fornisce informazioni importanti che consentiranno agli amministratori di fare scelte politiche consapevoli.

Da solo però il FFC non basta e il Comune dovrebbe costruirsi un vero e proprio Piano Integrato delle Politiche Familiari (PIPF).

Il PIPF dovrebbe consistere in un insieme di interventi multidisciplinari che coinvolgono tutti i settori in cui è organizzata la struttura amministrativa comunale, ed implicherà un impegno diretto e concreto anche da parte di tutti gli assessorati che compongono l'organo esecutivo del Comune.

Al tempo stesso in ciascun progetto dovranno essere coinvolte le diverse aree della struttura burocratica comunale che quindi saranno incentivate a condividere le scelte dell'amministrazione e alla collaborazione tra loro.

Molti dei progetti, prevederanno l'intervento diretto di altri Enti quali ad esempio l'USL o la Scuola e, in alcuni casi del Privato, arricchendo i singoli progetti del contributo progettuale, operativo e di verifica o controllo, che competenze professionali possono facilmente mettere a disposizione dell'azione complessiva.

Infine risultano spesso fondamentali gli importanti contributi diretti o indiretti della Società Civile ed in particolare delle Associazioni Familiari e di altre Associazioni di Volontariato che vivono direttamente la società verso la quale sono finalizzati gli interventi previsti dai diversi progetti.

Questa integrazione tra le azioni amministrative obbliga in modo naturale gli amministratori a collaborare e a rinunciare agli steccati del proprio "orticello", obbliga i tecnici comunale alla collaborazione anche tra aree diverse, porta i contributi positivi delle competenze degli enti terzi e delle imprese del territorio e si arricchisce della componente propositiva e progettuale (e non solo utilitaristica) della Società Civile.

 

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