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Mi piace questo impegno nell'Afi.

In questi giorni mi hanno chiesto di scrivere un articolo a supporto di una presentazione dell'Afi sul settimanale diocesano di Verona. Mi è servito a tirare le somme del mio impegno nell'Afi!

 

"Ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese", diceva lo slogan del Family Day del 2007. Ne sono molto convinto e per questo da oltre una dozzina d'anni sono impegnato con l'AFI - Associazione delle famiglie per favorire la promozione della soggettività sociale della famiglia a tutti i livelli, per aiutare cioè le famiglie ad uscire dalla sfera del privato ed acquisire un ruolo da protagoniste nella costruzione del bene comune.  Non pensiate che siano parole scontate, che non meritano una riflessione ed una azione, perché oggi più che mai mentre le famiglie danno il loro contributo silenzioso alla costruzione del benessere della società, esse vengono di fatto emarginate dal palcoscenico dei soggetti che contano.

Ne abbiamo avuto riprova, anche recentemente, con i primi passi del governo Monti che, per dare un segnale di novità nel coinvolgimento delle cosiddette parti sociali, ha preferito convocare le rappresentanze dei giovani e delle donne, anziché quelle delle famiglie (ad esempio il Forum delle Associazioni familiari). Per la politica, l'insignificanza della famiglia è chiara:  non è un soggetto degno di considerazione e di attenzione; non è una categoria che meriti di essere ascoltata, né tanto meno di essere aiutata a formarsi e a crescere. Per decenni è stata considerata "bastevole a sé stessa", in grado di auto sostenersi, addirittura come un motore della società esente da manutenzioni.

E se la politica non ha molta considerazione per la famiglia, i mass media le rivolgono attenzione solo per denunciarne vizi e difficoltà, addossando al vivere in famiglia i più turpi delitti ed oscenità.

Anche il mercato, cioè i soggetti economici, si dimostra poco interessato al benessere della famiglia "normale", preferendo piuttosto godere delle sue fragilità che producono nuove spese ed un aumento del PIL: la necessità di consulenze psicologiche e legali, di nuovi servizi, le separazioni che generano un raddoppio degli alloggi, degli elettrodomestici, degli arredamenti; gli spostamenti continui, le formule di vacanza adatta a chi la famiglia non ce l'ha più o ne ha mezza. In verità un quadro un pochino tetro.

Eppure la famiglia è un istituto che ha attraversato e superato, con le necessarie modificazioni, tutti i cambiamenti della storia perché dà una risposta concreta al bisogno di affetto e di stabilità insito nella natura umana. C'é un gran bisogno di famiglia nella vita delle persone, perché c'è desiderio di relazioni che ci facciano stare bene, che ci aiutino a trovare quell'equilibrio interiore che in particolare la vita frenetica di oggi mina nel profondo.

Infatti fare famiglia significa dare risposte durature al proprio desiderio di felicità nella complementarietà dei sessi, guardare con fiducia al futuro per costruire un mondo migliore, proiettarsi nell'eternità con figli e nipoti sapendo che siamo parte di una storia fatta di genitori e nonni, intessere relazioni ed alleanze con altre storie familiari costruendo una comunità. Fare famiglia è una avventura che produce grandi effetti e per questo merita qualche sacrificio per essere vissuta.

Mi piace questo impegno nell'Afi. Mi permette di camminare insieme alle famiglie per scoprire quanto siamo già costruttori di questa società, quante funzioni sociali svolgiamo con la nostra attività quotidiana fatta di cura degli uni per gli altri, di attenzione verso i soggetti più deboli, di generazione dei nuovi cittadini, di educazione, accrescimento, sostegno reciproco morale ed economico, solidarietà, sussidiarietà, legalità. Insieme possiamo aiutarci a superare la rassegnazione che ci assale quando non possiamo alzare la testa perché in preda a mille difficoltà e maturare la consapevolezza del nostro ruolo di cellula fondamentale della società.

Daniele Udali
Presidente Afi - Associazione delle Famiglie
Confederazione Italiana 

Verona, 4 febbraio 2012

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