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PER LE FAMIGLIE, UN DPEF DA VACCHE MAGRE

FORUM NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

PER LE FAMIGLIE, UN DPEF DA VACCHE MAGRE.

Per sperare in qualche euro in più di deduzione dovremo aspettare la finanziaria

"Trovare che nel Dpef si nominano le famiglie solo a proposito di "interventi selettivi mirati a tutelare il potere d'acquisto delle famiglie più deboli" cioè interventi che nulla hanno di specificatamente familiare, è veramente deludente" commenta così l'avv. Andrea Speciale a capo della delegazione del Forum, l'incontro di oggi col governo e col ministro Siniscalco per la presentazione del Dpef.

"Non ci aspettavamo certo un periodo di vacche grasse, ma dei segnali d'attenzione, questo sì. In un momento di profonda difficoltà delle famiglie italiane che coinvolge tutto il sistema Italia, era lecito attendersi una più precisa scelta a favore delle cellula fondamentale della società. Anche perché qualunque investimento fatto sulla famiglia torna decuplicato sia nelle politiche settoriali come il welfare, sia nell'economia generale del Paese. E, per contro, ogni euro che si toglie alla famiglia è un euro di ricchezza reale sottratto al presente ed al futuro del nostro Paese"

"Nel corso dell'incontro abbiamo chiesto al governo almeno delle risposte su grandi temi come la scuola e il welfare e, nel particolare, di approntare interventi strutturali in materia di politica fiscale per le famiglie con particolare riferimento ai meccanismi di deduzione e detrazione per i familiari a carico. Contestualmente abbiamo ribadito la nostra disponibilità a partecipare a tavoli tecnici per mettere a punto gli interventi su questi argomenti.

Il ministro Siniscalco ed i suoi numerosi colleghi di governo hanno assicurato la loro disponibilità, sia pure tenendo nel debito conto la delicatezza del momento, a studiare con il Forum possibili interventi in questo da inserire nella prossima Finanziaria".   (14 luglio 2005)

INTERVISTA     La presidente del Forum delle associazioni familiari: "Il governo ci ha convocato a molti incontri, ma poi è scattato il blackout"

Un Dpef che delude il Forum delle associazioni familiari. "Non è certo incoraggiante - spiega la presidente, Luisa Santolini - scoprire che in un documento così importante per il futuro del Paese, quello che ci riguarda sono solo "forme di sostegno selettivo alle famiglie più deboli".

Ritorna l'assistenzialismo?

Il problema è ancora più grave. Noi poniamo una questione molto più generale, di metodo. E non ci si può neutralizzare incasellandoci in alcune etichette, seppur giuste.

Cosa chiedete?

Istituzioni family friendly (amiche delle famiglie con figli), riportando ordine in una giungla di interventi tampone. Insomma una riforma radicale della politica sociale del tipo del "Code de la famille et de la natalité" francese varato a Parigi nel 1939, con la consulenza di tecnici d'eccezione, come Alfred Sauvy. Una riforma, in qualche modo, patrimonio bipartisan.

Dopo il vostro incontro con il governo Maroni ha manifestato l'intenzione di introdurre "una fiscalità di vantaggio per la famiglia".

A noi Siniscalco ha detto che la via principale dell'intervento del governo è concedere deduzioni per servizi, come gli asili nido. Maroni dice cose diverse? Vedremo. Restiamo comunque convinti che interventi frammentari non servono. Un'organica politica familiare, richiede un mix: servizi, flessibilità del lavoro adeguata alla famiglia, sostegni per le condizioni di disagio e in via prioritaria l'equità fiscale orizzontale.

Per tutti o solo per i poveri?

Le famiglie povere hanno bisogno di un attenzione speciale rispetto alle altre famiglie. Ma chi ha figli ha bisogno di un attenzione speciale rispetto agli altri cittadini. Altrimenti i valori costituzionali sono solo retorica. E poi i numeri parlano.

Cioè?

Un milionario che spende una parte limitata del suo denaro, donandolo ai partiti, può avere un'agevolazione fiscale fino a 20 mila euro. Un cittadino che spende un terzo delle sue sostanze (32 mila euro) per mantenere quattro figli non ha nemmeno un euro di agevolazione. Discorso analogo ai partiti si può fare per ristrutturazioni, rottamazioni, investimenti pensionistici, erogazioni a fondazioni musicali, universitarie, ecc. Ma chiedo: quali sono oggi le priorità?

Maroni parla di "reddito familiare", di "quoziente familiare".

A questo punto non approviamo nulla a scatola chiusa. Non ci fidiamo delle etichette. Il "quoziente familiare" si può realizzare in mille modi diversi. Il Forum da anni sostiene la proposta delle deduzioni, ma all'interno di un preciso percorso metodologico. Il governo ci ha convocato a moltissimi tavoli tecnici lo scorso anno, ma al momento di stringere, è scattato il blackout. Con il risultato...

Con il risultato?

Che l'applicazione delle deduzioni è, diciamo, piuttosto bizzarra. Il governo si è ostinato ad introdurre deduzioni decrescenti al crescere del reddito, ma il risultato monetizzato dalle famiglie è uno strano "sali e scendi", una curva a denti di sega. Anni fa l'economista Nicola Rossi notò una strana consuetudine italiana: le politiche familiari subiscono uno stravolgimento in corso d'opera. Chissà perché? Forse i tecnici che elaborano la formulazione non hanno esperienza di famiglia. Rientra in gioco il problema di metodo.

In che senso?

Il Forum, in un lavoro più che decennale, ha elaborato una sintesi tra ricerca scientifica e esperienza delle famiglie. Un sapere che offriamo alla collettività. Purtroppo, quando è il momento di decidere non ci ascoltano. Unica eccezione la Finanziaria del 2002, nella quale grazie al nostro apporto si riuscì a rendere efficace la detrazione di un milione di lire a figlio. Un buon inizio, che proprio adesso sembra si voglia contraddire.

Ma non ci sono risorse...

Quando diciamo politica organica intendiamo anche graduale e verificabile con l'insostituibile apporto delle conoscenze acquisite dalle associazioni familiari. Mi sorprende che i politici questo non lo capiscano. Forse non riescono a vedere più lontano della prossima legislatura. Guardano la lancetta dei minuti, mentre l'evoluzione della natalità si gioca su quella delle ore. Ad un certo punto non ci sarà più nulla da fare. Ma è ancor più sorprendente la quasi completa censura fatta dalla stampa del "libro verde" sulla demografia della Commissione Ue, che afferma a chiare lettere che il declino economico è causato anche dal calo demografico. Del resto come incentivare i consumi se non sostenendo le famiglie con figli?

E l'Italia?

E' sul banco di accusa. Tra qualche decennio nella Ue si parlerà solo tedesco e francese, (visto che nei relativi Paesi qualcosa, seppure insufficiente, si è fatto), mentre gli italiani praticamente scompariranno.                               

 

 Pier Luigi Fornari,  "Avvenire" 17 luglio 2005

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